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Architettura della Sovrapproduzione
October 8, 2020 – ADI Milano
Curated by: Luca Molinari e Simona Finessi
L’architettura della sovrapproduzione nasce dalla crisi, dalla costante necessità di noi giovani, ormai non più così giovani, di poter trovare il proprio spazio e il proprio sostentamento in un panorama sempre più complesso ed intricato. Costretti continuamente a convincere clienti e investitori della bontà del nostro lavoro sovrapproduciamo infinite collezioni di materiali digitali e fisici che per il 90% non vengono utilizzati e divulgati.
Abbiamo raccolto dal nostro server una sequenza di immagini, collage, disegni e modelli che non hanno mai visto la luce al di fuori dell’hard disk e cloud dei nostri sistemi di archiviazione. Materiali inediti, mai editati, sporchi, grezzi. Ricchi di un potenziale inesplorato che solo ora cogliamo. L’architettura della sovrapproduzione comincia a rivelarsi nella sua essenza e presenza. Un lavoro enorme. Fatto per noi stessi. Certo fa arrabbiare pensare che sia materiale sprecato. Eppure questa congettura rende questo materiale nascosto ancora più interessante.
L’architettura della sovrapproduzione ci rivela chi siamo diventati, la nostra evoluzione come architetti e ancor di più come esseri umani interessati all’architettura. Ti costringe a fare il punto, a interrogarti sul futuro, ti costringe a verificare se ciò che stai sovrapproducendo supporta le tue ambizioni. Non possiamo più fare a meno di sovrapprodurre. E’ l’unica cosa che sappiamo fare. Non è masochismo. L’architettura della sovrapproduzione è ricchezza di contenuti grezzi.
Ti accorgi poi che non è materia sprecata. Ti ritrovi con una cassetta degli attrezzi eterogenea e potenzialmente infinita di narrazioni, domande, contesti, soluzioni, sfide e strumenti per affrontare il domani. Solo chi sovrapproduce si garantirà un futuro.
L’architettura della sovrapproduzione accetta la logica della produzione e vi esercita un’azione demistificante, cioè riporta i contenuti stessi della sovrapproduzione all’identità originale per cui sono stati creati.
L’architettura della sovrapproduzione comporta sacrificio, capacità tecniche e informatiche. Non tutti riescono a sovrapprodurre. Non tutti vogliono sovrapprodurre.
Nella nostra carriera di architetti della crisi non abbiamo avuto altre possibilità che contaminare il nostro lavoro con qualsiasi disciplina e in qualsiasi contesto retorico. Questo ci ha costretto a sovrapprodurre materiale di architettura della sovrapproduzione. Ora ne siamo coscienti.
La sequenza che qui osservate di 196 immagini di architettura della sovrapproduzione sono solo il 2% dei file presenti nei nostri sistemi di archiviazione digitale. E’ un percorso nei cassetti della memoria.
E’ come un venditore di tappeti a domicilio. Nella sua valigetta del venditore ha tutto, deve solo cercare. Non vuole fregare nessuno. Ha solo tappeti di qualità ad un buon prezzo.
Ricordate la borsa di Mary Poppins. Senza fondo apparente.
Perché in fondo la magia del nostro lavoro è non di aver paura di mostrare chi siamo e ciò che sovraproduciamo.