OC.030 – Alter Ego 900
Open competition

Visione

“Penso che non appena viene etichettato come ‘museo’, la cosa stessa come spazio per un certo scambio aperto e discussione è clinicamente morta.” – Niklas Maak 

Affascinati da questa sfida abbiamo immaginato il Museo come Ecosistema, come sistema aperto, fluido nel quale un insieme di attori stabiliscono uno scambio di conoscenze e di energia, in un’area delimitata ma permeabile. 

La capacità dello spazio di essere al tempo stesso Foyer aperto alla città, Sala Espositiva ed Auditorium rende questa preziosa stanza urbana un luogo privilegiato per lo scambio di idee sull’esperienza artistica proposta dal museo.

“Oggi si sta sviluppando un modello più radicale: un museo votato alla sperimentazione, meno condizionato dalla cornice architettonica e capace di uno sguardo politico sull’attuale fase storica” Radical Museology, C. Bishop 

Per questo il piano terra costituisce forse il luogo più importante. Non serve un ingresso canonico ma tutto il piano terra deve funzionare come potenziale ingresso con lo scopo di accogliere chiunque. Al tempo stesso può essere spazio per esporre, manifestare, lavorare, discutere. 

“Lo spazio non è un supporto neutro ma un conduttore e alimentatore di possibilità latenti.”  – Bernardo Secchi, Paola Viganò

Contrariamente alla voluta intensità cronologica del primo arengario, il progetto si è concentrato nell’immaginare un’altra esperienza spaziale, in linea con le caratteristiche necessarie a dare supporto a nuove forme d’arte ed a nuovi concetti espositivi. 

Il Secondo Arengario intende offrire uno spazio estremamente ampio e generoso per l’espressione culturale nella sua accezione più ampia.

Se pensiamo alle 130 proposte probabilmente di altrettanta intensità e validi contenuti ci si dovrebbe interrogare molto sul reale “successo” dei concorsi a due fasi che sono in realtà un suicidio intellettuale della migliore specie. Ci si dovrebbe interrogare sulla giuria palese da subito, condizione fondamentale al contrario di quanto pensano @comune_milano @collarinisimona e soprattutto se così pochi “esperti” possano giudicare un progetto di così grande rilevanza urbana, culturale e soprattutto sociale.

project by oasi architects, anton.sagal, leftloft.design, c-spiningegneria, riccardo scarvaci