OC.031 – Valmorea
Open competition – 3rd prize
Contesto Teorico
Nell’approfondire il progetto siamo partiti da ciò che ci aveva convinto e appassionato nel definire il contesto teorico di partenza: amplificare l’uso della piazza, agevolando le attività esistenti e stimolandone di nuove, invitare le persone a prenderne possesso, sentendosi libere di utilizzarlo e interpretarlo in modo spontaneo. Il sistema di elementi proposti in 1° grado, definiti da una sana ambiguità, sia per forma che per materialità, suggerisce – piuttosto che definire – nuove dinamiche urbane, e insieme alle leggere rotazioni, l’asimmetria degli alberi e la semplice casualità delle sedute ci suggeriscono una dimensione informale e di piacevole quotidianità. Nel 2° grado il progetto si è concentrato nell’approfondire il contesto teorico introducendo nuove condizioni per noi necessarie nel mettere sempre di più a fuoco il tema: fertile incertezza, dimensione poetica, informale domesticità sono temi che ci hanno accompagnato nel percorso progettuale avendo sempre a mente le parole di Ugo La Pietra, “Abitare è essere ovunque a casa propria.”. L’attenzione si è posta nel definire forme, materiali e usi, dove quest’ultimi non riguardano gli users che utilizzano uno spazio quanto piuttosto da actors, che attivamente hanno il ruolo di appropriarsi dello spazio pubblico. Per far si che questo accada il progetto deve rendersi capace di accogliere questa possibilità e farsi portatore di valori formali e non, affinché possa essere interpretato, usato e allestito.
Il Chiosco di Valmorea
Un grande padiglione da forma al vuoto della piazza; il suolo morbido, rimodellato da curve gentili, per giocare e fare spettacoli, un nuovo fondale – cosa nasconderà al suo interno?
Questi elementi insieme diventano il Padiglione Feste di piazza Caversaccio; un elemento catalizzatore, uno spazio coperto e aperto che attende di ospitare nuove attività e trasformarsi con esse.
Ogni elemento che costituisce il progetto ha un carattere autonomo, l’accurato posizionamento e la scelta dei materiali mettono in dialogo i diversi oggetti-dispositivi che allestiscono la piazza. Leggeri giochi di riflessi tra le superfici e il verde, geometrie semplici e ben definite alternate a sedute dalle forme morbide, una nuova canaletta di scorrimento superficiale, non più d’inciampo grazie al canale a cunetta a filo della pavimentazione, definisce l’asse d’acqua esistente. Così definita, la linea d’acqua diventa un gioco estivo visibile e divertente per far giocare i bambini che potranno correre a piedi nudi rinfrescandosi mentre le mamma attendono chiacchierando sotto l’ombra del padiglione.
Obiettivo del progetto è stimolare l’uso spontaneo e informale della piazza. Gli elementi autonomi non solo definiscono spazi ma organizzano il vuoto e suggeriscono modi di occupare e vivere l’intero spazio pubblico, ospitando le attività socio-culturali esistenti e stimolandone di nuove.
Le caratteristiche formali, i materiali e i piccoli dettagli danno agli elementi di progetto una certa domesticità che appartiene alla scala del paese. Le dimensioni e l’impianto si relazionano invece alla scala territoriale; un luogo d’incontro pensato come punto di riferimento all’interno del sistema di piccoli paesi che definisce la morfologia del paesaggio di quest’area pedemontana.
Nello specifico il padiglione è costituito da una struttura in carpenteria metallica zincata che definisce la struttura principale. Da tettoia a padiglione. Le gronde perimetrali della piccola architettura si piegano per raccogliere lo spazio, proteggerlo e renderlo più prezioso. Quasi come delle tende rigide definiscono uno spazio d’ombra più netto. Al di sotto tre fasce di pavimento differenti lasciano ben definiti i suoli della piazza dell’area verde. Grazie ad una superfici di cubetti di porfido posati a secco su terra, è possibile percepire una “sfumatura” tra la superficie minerale della piazza verso una superficie permeabile dell’area verde.
Il blocco servizi si adegua al muro di confine a nord e definisce uno spazio tecnico compatto e pratico. La sua struttura apribile lo rende un dispositivo interessante grazie alla sua trasformabilità in tempi rapidi. La sua funzione potrebbe accogliere cucine e servizi in caso di sagre o feste ma pensiamo possa essere anche un’occasione per garantire un punto di ristoro durante il caldo periodo estivo che garantirebbe vita e attività nell’uso quotidiano dello spazio.
E’ stata data particolare attenzione nel definire gli ambiti temporanei. Le cucine temporanee del Valmofestival possono occupare tutto il profilo nord contro il muro di confine in continuità con blocco servizi progettato così da costituire un organismo ordinato.
La superficie del padiglione copre circa 218 metri quadri così da soddisfare un’area più grande della richiesta iniziale. Grazie a questo può ospitare diversi eventi senza la necessità di strutture temporanee e ulteriori costi. Per tale motivo non abbiamo ritenuto necessario indicare punti di ancoraggio specifici per la copertura temporanea convinti che la flessibilità data da strutture in affitto o procurate direttamente dagli organizzatori di eventi potrebbero rendersi più flessibile sia nell’organizzazione dello spazio che potrebbe essere differente per eventi diversi tra loro, oltre che lasciare la massima libertà allestitiva.
Il mercato di Valmorea può nuovamente prendere spazio sulla piazza e il padiglione feste garantisce un luogo di aggregazione ideale nelle calde giornate estive e un riparo da pioggia e neve.
La grande tettoia diventa punto di gravità attorno a cui, come satelliti, si organizzano le strutture temporanee, con la massima flessibilità.
project by OASI architects, Anton Sagal, Elisa Sassi, Maria Minic, Riccardo Scarvaci